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Quando è abbastanza. Come un fior di loto sulle Cascate del Silan

 

Quarto e ultimo post del 2019: rivolgo lo sguardo indietro, giusto il tempo di guardare la strada percorsa e ascoltare la sensazione.

Sì, perché per poter fare dei bilanci bisogna essersi fissati degli obiettivi e prima di quest'anno io -in generale- non è che ne sentissi granché la necessità. Diciamo che l'anima zingara e lo spirito bohémien che mi accompagnano mi hanno fatto vivere senza troppe regole, affidata perlopiù all'intuito e all'imprevidibilità degli eventi.

Fino adesso è andata bene così: la collezione di cicatrici che ho stampata addosso mi ricorda il prezzo pagato ma anche l'autenticità e l'intensità di ogni esperienza, emozione e sentimento che mi hanno condotto dove sono ora.

Adesso però qualcosa è cambiato, soprattutto nel concetto di libertà, che in questo momento per me ha molto più a che fare col darsele le regole, piuttosto che rifiutarle.

Così, di fronte alle continue decisioni che ho dovuto (e voluto) prendere, la bilancia in questo 2019 ho imparato ad usarla eccome.

A furia di metterle sul piatto e pesandone parecchie, di cose, mi è diventato chiaro quando è abbastanza.

 

E tu, te lo sei mai chiesto quando è, o sarà, abbastanza per te? 

 

Quanta fatica è abbastanza da poterci fermare, lasciare andare o cambiare qualcosa?

Quanto senso di colpa è abbastanza per sentire quanto ci sta inutilmente logorando?

Quanta sofferenza è abbastanza per scegliere di osservare da un altro punto di vista?

Quanto giudizio è abbastanza per concederci di accettare limiti ed errori, nostri e altrui?

Quanto lavoro è abbastanza per renderci soddisfatti e grati di ciò che stiamo realizzando?

Quanto studio è abbastanza per percepire che siamo preparati e pronti per iniziare?

 

Perché ogni volta che non siamo abbastanza è contro noi stessi che stiamo lottando.

Invece dovremmo solo venirci incontro e volerci bene, che se non lo facciamo noi per primi finisce che passiamo una vita a credere che qualcuno debba o possa farlo al posto nostro. Ahimè, non è così e il Natale ci insegna che si (ri)nasce al buio di una grotta, in silenzio. Tavolta al freddo, e al gelo... eppure quanta luce c'è lì dentro, da portare nel mondo.

 

Allora adios 2019, dopo la Luna Nuova di ieri, unita all'ultima eclissi di sole del decennio, ti saluto e ti dedico questo video ringraziando di nuovo Selenia, con le sue ballerine di Kasadanza e Daniele Martinello per le splendide riprese.

 

 

 

 

Sei stato un anno di trasformazione e, fiera di essermi lasciata attraversare dalla tua corrente, ti restituisco all'acqua che scorre.

Sei stato cristallino come lei... del resto anche tu sgorgavi da una sorgente tra i boschi, non poteva essere altrimenti. 

Questo fior di loto gigante racchiude per Me, per Te e per tutti Noi il messaggio più bello: pur poggiando sull'acqua fangosa siamo fatti per cercare la luce e -candidamente- fiorire...

Namastè.

2020, arrivo. 

 

 

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